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Dondoyaki

 

Mentre in molte parti d’Italia a gennaio si brucia la befana, in Giappone ad essere date alle fiamme sono le decorazioni dei festeggiamenti per la fine dell’anno; questo perché, oltre a svolgere la funzione di addobbi, fungono anche da portafortuna il cui effetto è limitato all’anno in corso.

Tra il 15 e il 18 gennaio sono diversi i santuari, soprattutto nelle località rurali, presso cui le persone si riuniscono intorno a enormi falò per gettarvi daruma, tronchetti di bambù e amuleti nella cerimonia del Dondo-yaki. Questo evento, il cui scopo è quello di riaccompagnare nel regno delle divinità il Toshigami (il dio del nuovo anno) sancisce la fine dei festeggiamenti per l’anno nuovo e ha origine nella cerimonia del Sagicho, le cui prime testimonianze risalgono al periodo Heian (794-1185 d.C.). Al tempo i membri dell’aristocrazia si riunivano a corte per bruciare le decorazioni in un falò sopra al quale pendevano dei tanzaku, delle strisce di carta recanti preghiere e richieste alle divinità. Una volta estinte le fiamme si consumavano dango e mochi arrostiti sulle braci per assicurarsi protezione dalle malattie. Nel corso dei secoli l’usanza si è estesa anche alla gente comune, divenendo il Dondo-yaki che ancora oggi viene celebrato.

Oggi si può assistere un po’ ovunque a questa cerimonia, ma lo Osaki Hachimangu di Sendai offre uno spettacolo particolare: oltre al falò cerimoniale si può assistere allo hadaka mairi, la visita al santuario di un corteo di migliaia di fedeli che sfidano il freddo seminudi reggendo una campana e una lanterna per pregare gli dèi.

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