Tra le tecniche giapponesi di tintura dei tessuti più note e apprezzate si annovera sicuramente l’Arimatsu shibori, che deve il suo nome alla località di Arimatsu, antica stazione di posta del Tokaido (l’antica via costiera che collegava Kyoto a Edo, l’odierna Tokyo), situata non lontano da Nagoya.
Introdotta in Giappone circa 1300 anni fa dalla Cina, questa tecnica fu adattata al gusto e all’estetica giapponese e fu inizialmente destinata alla tintura di tessuti meno pregiati come la canapa, utilizzati dalla popolazione meno agiata.
Lo sviluppo dello shibori ad Arimatsu ha origine intorno agli inizi del periodo Edo (1603-1868), quando, con la costruzione del castello di Nagoya su ordine dello shogun Tokugawa Ieyasu, la tecnica fu introdotta da alcuni uomini provenienti dall’odierna prefettura di Oita, impiegati nei lavori di costruzione. Le loro conoscenze furono impiegate da un mercante, Takeda Shokuro che, con altre sette famiglie, diede inizio alla produzione di tessuti di alta qualità.
Nel corso del periodo Edo la tecnica andò affinandosi e venne impiegata anche nella realizzazione di kimono pregiati, in seta, destinati all’aristocrazia, pur mantenendo applicazioni più popolari.
Gli artigiani specializzati in shibori beneficiarono largamente dei flussi di merci e persone lungo il Tokaido, e i tessuti di Arimatsu andarono affermandosi sempre più tra i viaggiatori che vi transitavano.
I tessuti realizzati secondo la tecnica Arimatsu-shibori sono apprezzati ancora oggi e i tintori locali continuano a produrre tende noren, splendidi kimono, yukata e molti altri oggetti tradizionali tramandando le loro conoscenze.
Chi desiderasse avvicinarsi alla tecnica dello shibori può farlo partecipando al workshop organizzato da Tenoha Milano con il maestro Aki Takeshita domenica 5 dicembre:
https://bunka-academy.tenoha.it/blogs/tenoha-bunka-academy/shibori