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Escursione urbana con Haruki Murakami nei luoghi di “Norwegian Wood”

Conosciuto anche col titolo “Tokyo Blues”, “Norwegian Wood” è il primo grande successo letterario di Haruki Murakami. È strutturato come un grande flashback del protagonista, Toru Watanabe, che scaturisce dall’ascolto di un brano dei Beatles (“Norwegian Wood”, appunto) riportandogli alla mente gli anni universitari e la storia con la sfuggente Naoko. A far da sfondo al racconto è principalmente Tokyo, anche se la narrazione si sposta talora nella prefettura di Kyoto. Le articolate strade della capitale giapponese si avviluppano ai pensieri di Watanabe che, narrandoci la sua storia in prima persona, ci mette di fronte ai suoi tormenti interiori e ai dubbi per le scelte di vita che deve affrontare, talvolta annichilito dalla paura di sbagliare. Nel corso del romanzo assistiamo alla sua crescita emozionale, diviso tra due ragazze - Naoko e Midori - per cui prova un’attrazione intensa ma opposta, mentre sullo sfondo si agitano le rivolte studentesche alla fine degli anni Sessanta, a cui Watanabe assiste senza prendervi parte.

Heshan Perera on Unsplash

Per entrare nelle atmosfere di “Norwegian Wood” e al tempo stesso attraversare i variegati quartieri centrali di Tokyo, si può immaginare di camminare a fianco di Watanabe e Naoko nella loro lunga camminata assieme, la prima delle tante, ma l’unica raccontata nel dettaglio. I due si incontrano casualmente sulla linea JR Chūō e decidono di scendere alla stazione di Yotsuya (Shinjuku-ku), girovagando senza una meta precisa, per finire poi a Komagome (Toshima-ku). Per seguire tutto il percorso servono 4-5 ore, per cui bisognerebbe dedicargli una giornata intera, considerando necessari riposi e imprevisti, ma non sarà tempo sprecato: l’itinerario, un po’ tortuoso e irregolare, permette di scoprire a passo lento volti multiformi di Tokyo, dagli angoli più residenziali agli anonimi palazzoni del business, dal quartiere delle librerie agli austeri campus universitari.

Ci eravamo incontrati per caso sulla linea Chūō del metro. Lei era uscita da sola con una mezza idea di andare al cinema, io ero diretto a una libreria di Kanda. Nessuno dei due aveva particolari impegni. Che ne dici di scendere? fece Naoko, e così scendemmo dal treno. Per puro caso la stazione era quella di Yotsuya. […] Usciti dalla stazione, lei cominciò a camminare rapidamente senza dire dove voleva andare. Non potevo fare altro che seguirla. Tra noi due c'era una distanza di più o meno un metro. Naturalmente non ci sarebbe voluto niente ad annullare quei pochi passi che ci separavano, ma per una specie di timidezza non ci riuscivo.

Durante questa passeggiata scandita da non detti e silenzi, Watanabe e Naoko costeggiano il canale Sotobori, mentre le linee JR Chūō e Sobu gli sfrecciano accanto. Questo tratto dalla stazione di Ichigaya a quella di Iidabashi affianca la zona dei quartieri degli affari di Tokyo, per cui al mattino non è difficile imbattersi in torme di impiegati in giacca, cravatta e ventiquattrore alla mano. Il tratto lungo il canale inoltre è particolarmente suggestivo in primavera, quando i ciliegi in fiore si rispecchiano sull’acqua. Qui si trova anche l’università Hosei, specializzata in legge e studi economici, anche se, parlando di università, quella dove studia il protagonista del romanzo è modellata su un’altra istituzione: la prestigiosa Waseda. Si trova a Shinjuku, poco distante dal fiume Kanda. È qui che lo stesso Murakami ha frequentato la facoltà di lettere e si è laureato nel 1975: un’analogia tra lo scrittore e il protagonista del suo romanzo, così come lo è il dormitorio dove risiedono, il Wakeijuku, un esclusivo convitto maschile che dal 1955 offre alloggio a studenti di varie università, tra cui appunto la Waseda.

Alla stazione di Iidabashi, sempre seguendo Watanabe e Naoko, si svolta in Waseda doori, nel distretto di Kudanshita. Non molto distante, circondato dal verde si trova il santuario shintoista Yasukuni, verso il quale si può fare una deviazione, dedicato ai soldati deceduti in guerra e introdotto da un bel viale di gingko che d’autunno si tingono d’oro. Dopo aver percorso Waseda doori, assaggio di una classica arteria metropolitana, tra uffici, konbini e piccoli ristoranti, si arriva alla stazione di Kudanshita al limitare del Chidori-ga-fuchi, il fossato che cinge il parco del Palazzo imperiale, un altro luogo famoso per la fioritura dei ciliegi. Non attraversiamo il fossato, ma svoltiamo prima, verso est, in direzione Jinbōchō, il quartiere delle librerie, frequentato anche da Sumire e K, personaggi di un altro romanzo di Murakami, “La ragazza dello Sputnik”. Tra le numerose librerie antiquarie e specializzate in specifici settori, qualche volta si scovano anche scaffali di libri in lingua inglese. Se siete invece più appassionati di musica, seguendo il percorso di Watanabe e Naoko lungo Meidai doori si arriva a Ochanomizu, famoso per l’università Meiji (detta “Meidai”, da qui il nome della via) ma soprattutto perché è il quartiere dei negozi di strumenti musicali. Le vetrine sono ricolme di chitarre, sax, violini, percussioni, e la scelta è vastissima, non solo di strumenti nuovi ma anche di seconda mano.

Joseph Chan on Unsplash
Però l'itinerario di Naoko era piuttosto impegnativo per una passeggiata. Arrivati a Iidabashi girò a destra, uscì vicino al fossato, attraversò l'incrocio di Jinbōchō, prese la salita di Ochanomizu, e da lì sbucò a Hongō. Poi, costeggiando i binari dei tram, continuò a camminare fino a Komagome. È un bel pezzo di strada. Quando ci fermammo il sole era già al tramonto. Un sereno tramonto di primavera.

Adesso la lunghissima passeggiata di Watanabe e Naoko porterebbe su fino a Komagome, dopo aver attraversato tutto il quartiere Bunkyō-ku in direzione nord, passando accanto al campus dell’università Tōdai, di cui abbiamo già parlato in altri articoli. A meno che non vogliate degustare una soba da Komatsuan Sohonke come fanno i due protagonisti, potete fare invece una deviazione e dirigervi verso il parco di Ueno, adiacente alla stazione omonima. Anche questo è uno scenario rilevante del romanzo, dove si addensano i ricordi di alcuni personaggi: è qui, infatti, che ha luogo un episodio che lega intimamente Midori e il padre, e sempre qui si svolge la scena finale del libro, con il protagonista che porge uno struggente saluto a Reiko in partenza.

Rassegnato, la accompagnai alla stazione di Ueno. Ci sedemmo su una panchina accanto al binario, lei con la sua chitarra nella custodia, io con il suo borsone, ad aspettare il treno. Lei aveva la stessa giacca di tweed e i pantaloni bianchi che portava quando era arrivata a Tokyo. [...] Le persone che passavano ci guardarono con aria strana, ma io non me ne accorgevo neanche. Eravamo vivi, e l'unica cosa a cui dovevamo pensare era continuare a vivere.

Ovunque abbiate deciso di terminare l’itinerario, sarà probabilmente necessaria una pausa ristoratrice. Prendete la metro e scendete alla stazione di Shinjuku, da cui in un paio di minuti a piedi raggiungerete il Dug Jazz Cafe & Bar (sito in giapponese), un locale che passa decisamente inosservato e con un’insegna poco accattivante. Ma non lasciatevi ingannare dalle apparenze: al piano seminterrato si annida un jazz club dall’atmosfera calda e rilassata, con interni in legno, file di bottiglie allineate e una sfilza di dischi sparsi un po' dappertutto. È stato fondato nel 1961, ma negli anni ha cambiato varie location, fino a quella attuale, dove ha aperto nel 2007. Murakami lo frequentava quando era ancora uno scrittore poco conosciuto e qui escono anche Midori e Watanabe nel romanzo.

Tolga Ahmetler on Unsplash
Quando arrivai da Dug, Midori stava già bevendo seduta all'estremità del bancone. Portava uno spolverino bianco da uomo col colletto rialzato su un sottile pullover giallo e un paio di jeans, e al polso portava due braccialetti.

Che scegliate di prendere una birra, un whiskey o un caffè, non c’è epilogo più appropriato di questo locale per una giornata a tema Murakami.

Giappone Nikki tornerà a farvi compagnia martedì prossimo per l'ultimo appuntamento di novembre!

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