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Il luogo dove fare sempre ritorno: a Kōtō-ku, Tokyo, cercando tracce di Matsuo Bashō

2400 km in 156 giorni, passo dopo passo, tra sperduti eremi e foreste incontaminate, dentro paesaggi di suggestiva bellezza da cui fluisce la poesia: questo in breve il viaggio raccontato in “Oku no Hosomichi” ("Lo stretto sentiero verso il profondo Nord"), l’opera più nota di Matsuo Bashō.

Bashō non è certo un tipo che ha bisogno di tante presentazioni: chiunque abbia un po’ di familiarità con la cultura nipponica avrà senz’altro sentito nominare il poeta più celebrato del Giappone, colui che ha dato dignità letteraria all’haikai (l’odierno haiku), forma poetica di intensa brevità. Anima errante in costante fuga dalla società del suo tempo, alla ricerca di uno stile di vita elegante ma privo d’orpelli, Bashō ha tradotto la sua filosofia in poetica ed è apprezzato proprio per la semplicità dei suoi versi, così ermetici e allo stesso tempo evocativi, dove la parola è scarna, ridotta all’essenza: un distillato di natura e istanti fugaci in sole 17 sillabe.

Baia di Matsushima

Il suo “Oku no Hosomichi” è il racconto di un viaggio intrapreso con il discepolo Kawai Sora. Partiti nel 1689, in tarda primavera, e diretti a nord verso la baia di Matsushima, attraversarono orizzontalmente lo Honshū settentrionale fino a raggiungere la sponda opposta, affacciata sul Mar del Giappone, per fare infine rotta a sud, scendendo lungo la costa, con destinazione Kyoto. Sembrerà un azzardo dire che quello di Bashō fu forse uno dei primi esempi di turismo letterario in Giappone, ma di fatto il poeta ricercava i luoghi cantati dagli antichi poeti, in particolare di Saigyō, monaco e viaggiatore vissuto nel XII secolo. E dopo il successo della sua opera dette vita ad altrettanti pellegrinaggi letterari: appassionati che ripercorrevano i suoi passi, ricercavano gli scorci che avevano ispirato le sue poesie. Ancora oggi il Bashō’s Trail è un noto itinerario a piedi che si può percorrere in autonomia o facendosi accompagnare da tour operator. (Ascolta il Podcast di JNTO su Matsuo Bashō nell'intervista al professore dell'Università Ca'Foscari di Venezia Bonaventura Ruperti)

Moderno quartiere di Kōtō-ku - photo: Ryota Aoki on Unsplash

Ma innanzitutto, ogni viaggiatore che si rispetti ha sempre un luogo da cui partire e a cui tornare, un luogo che ha il sapore di “casa”, dove rigenerarsi, ricaricare la propria “wanderlust” – il desiderio di viaggiare – e rimettersi in cammino verso una nuova destinazione. Per Bashō, punto di partenza e di ritorno era sempre Edo, l’odierna Tōkyō, che da neppure un secolo era capitale politica del Giappone, sede dello shogunato. Bashō tuttavia non era nato “Edokko”, come si solevano chiamare gli abitanti della città. Il poeta era originario infatti della provincia di Iga, nel Kansai. Aveva 28 anni quando si trasferì a Edo e decise di votare la sua vita alla poesia, estraniandosi dalle cose mondane per scelta artistica, vivendo in estrema semplicità. Si fece conoscere nei circoli letterari dell’epoca come maestro di haikai e iniziò ad attorniarsi di discepoli.

Kiyosumi Park nel 1930 - by 『大東京写真帖』1930, Public Domain

A Edo, Bashō visse gran parte della sua vita nell’area di Fukagawa, nel quartiere Kōtō-ku, che all'epoca si collocava ai margini della città, quasi in aperta campagna, una zona piuttosto isolata. È da qui che dobbiamo partire se vogliamo scoprire qualcosa in più del poeta. Anche se poco è rimasto di autentico, è apprezzabile il tentativo della comunità locale di preservare il ricordo dell’illustre residente.

By Irina Gelbukh

Al Kiyosumi Kōen, piccolo parco fu costruito in epoca Meiji, si arriva con le linee Hanzōmon e Ōedo della metro, fermata Kiyosumi-shirakawa: qui dopo aver fatto lo slalom tra rocce ornamentali provenienti da ogni parte del Giappone e piccoli arbusti potati a regola d’arte, si può giocare a scovare la pietra commemorativa dedicata a Matsuo Bashō su cui è inciso l’haiku più famoso in assoluto:

Vecchio stagno
una rana si tuffa
un suono d’acqua.

A pochi passi da qui si trovava, infatti, il Saito-an, la residenza di uno dei discepoli e mecenati di Bashō, Sugiyama Sanpū, poeta haikai e ricco mercante di pesce. Resta oggi una piccola casetta ricostruita, riconoscibile per la statua di Bashō seduto sulla soglia dell’edificio. Qui il poeta si trasferì alla fine di febbraio 1689 e circa un mese dopo partì per il viaggio che ha ispirato “Oku no Hosomichi”.

Luogo del Saito-an - photo by 三人日 / Own work
"Ho venduto la capanna, ospite per qualche giorno nel padiglione del mio discepolo Sanpū, ma prima di lasciare anche quest’albergo, ho pennellato una poesia su una sciarpa che ho appeso al pilastro..."

scrisse nelle pagine iniziali dell’opera.

Da qui ha avvio un sentiero chiamato Bashō Haiku no Sanpomichi, che costeggia il modesto Sendaiborigawa e conduce alla riva del Sumidagawa, scandendo il cammino con pannelli di legno che recitano haiku di Bashō (in lingua giapponese). Seguendolo e poi svoltando in direzione nord, si incontra il Mannenbashi nel punto in cui l’Onagigawa si getta nel più ampio Sumidagawa. A guardarlo oggi sembra quasi impossibile che questo ponte metallico e asettico abbia ispirato pregevoli opere d’arte: anticamente infatti era un punto in cui si poteva ammirare il monte Fuji tanto che fu ritratto in alcune antiche vedute di Hiroshige e Hokusai.

Dopo avere attraversato il ponte, svoltando sulla sinistra verso il Sumidagawa, ci si imbatte in uno spiazzo con una statua che ritrae Bashō: proprio qui, all'intersezione dei due fiumi che si trova il luogo in cui sorgeva la Bashō-an, una capanna spartana in cui abitava il poeta, adombrata da quel banano (“Bashō”) ricevuto in dono da un discepolo che ben presto obliò il suo vero nome, Matsuo Munefusa.

Bashō Inari Jinja - photo by Nankou Oronain

A pochi passi si può scovare una piccola gemma per devoti ammiratori: il Bashō Inari Jinja è un minuscolo santuario shinto con i tipici torii scarlatti. Non stupitevi se troverete ranocchie di pietra sparse qua e là: sono omaggi al famoso haiku della rana, il cui stagno doveva trovarsi da queste parti.

Bashō Memorial Museum - photo by Elmo rainy day / Own work

Proseguite oltre passeggiando lungo il fiume Sumida per arrivare in poco più di 200 metri al Bashō Kinenkan (1 Chome-6-3 Tokiwa, Kōtō-ku), un piccolo museo commemorativo tutto incentrato sul maestro degli haikai. Dislocato su due piani, presenta vari cimeli tra cui una replica della veste da monaco (“kesa”) indossata da Bashō, mappe che raffigurano i viaggi da lui compiuti, opere di calligrafia e rotoli illustrati. Purtroppo i testi informativi sono tutti in giapponese, ma potete chiedere allo staff la brochure in inglese. Uscendo nel giardino si trova una ricostruzione della capanna, essenziale e modesta, in cui viveva il poeta. Con un piccolo sforzo di immaginazione possiamo immaginarcelo, quest’uomo pacato, nei periodi di riposo e riflessione, immerso in pensieri poetici e cullato dal quieto fluire del fiume. Finché quella inarrestabile irrequietezza, distintiva di ogni anima peregrina, non tornava alla ribalta per rimetterlo in cammino, pronto a ripartire per una nuova destinazione. Perché come scrisse in “Oku no Hosomichi”:

La nostra vita è un viaggio, che alcuni trascorrono in barca; altri per strada, finché non invecchiano i cavalli del loro carro. Non è la strada la nostra vera dimora?

TurismoLetterario tornerà l'anno prossimo per continuare questo viaggio "virtuale" con Matsuo Bashō, questa volta verso nord.

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