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Rokkakudo, la culla dell’ikebana

Kyoto, si sa, è letteralmente costellata di templi e santuari, ognuno con la propria storia e, a volte, dalle origini che si perdono nella leggenda. Pochi sanno che è proprio un tempio ad aver dato i natali a una delle arti tradizionali giapponesi, praticata ancora oggi: l’ikebana, l’arte della disposizione dei fiori. Nel XV secolo Sankei Ikenobo, abate del tempio Rokkakudo [https://www.ikenobo.jp/english/about/rokkakudo.html], era solito offrire a Kannon, dea della misericordia, composizioni floreali di rara bellezza. Dal suo stile, che prese il nome di ike-no-bo, nacque l’arte dell’ikebana, che oggi conta una moltitudine di stili e scuole. Anche oggi il Rokkakudo continua ad essere un punto di riferimento per l’ikebana: il caposcuola dello stile ike-no-bo è sempre, infatti, il superiore del tempio. L’edificio, ricostruito per l’ultima volta nel periodo Meiji (1868-1912), deve il suo nome alla pianta esagonale dell’edificio principale. Pur nelle sue dimensioni contenute l’area del tempio è una tappa di quiete e fascino con i salici piangenti e le grandi lanterne in pietra che ne adornano il giardino.

 

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