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Misticismo ed energia vitale nei power spot

Con power spot, termine che fa la sua prima comparsa negli anni Novanta e che deriva da una libera traduzione della parola giapponese "kiba", si indica un luogo pervaso da energia vitale, da frequentare in Giappone per ritrovare l’equilibrio mentale, per purificarsi e rigenerarsi. Il pawaa supotto (power spot) è un fenomeno spirituale emerso da poco: il termine risale all'inizio degli anni '90, e indica luoghi o oggetti che si ritiene abbiano il potere di favorire la buona sorte e migliorare lo stato di salute. In Giappone vengono per lo più identificati in templi e santuari, località naturalistiche, da visitare per ritrovare equilibrio o semplicemente per pura curiosità. In questo post scopriamo i power spot del Giappone centrale.

Sorprendentemente, ne trovate uno a Tokyo, nel giardino del santuario Meiji-jingu: incastonato nel verde di una foresta situata nel cuore della metropoli, è dedicato all’imperatore Meiji e all’imperatrice Shoken, i quali regnarono nel periodo che segnò l’avvio dell’epoca moderna in Giappone. Lo spot più carico di energia coincide con il pozzo di Kiyomasa, nel giardino interno: si dice che sia stato scavato da Kato Kiyomasa, celebre costruttore di castelli, 400 anni fa circa. Vero o meno, non c’è dubbio che questo labirinto di alberi centenari nel cuore di una grande metropoli e le distese fiorite di iris, esercitino una potente fascinazione sui visitatori!

Anche il lago Biwa, il più grande del Giappone, è considerato un potente power spot. L’isola di Chikubu, al largo della costa settentrionale del lago, è un power spot nel power spot: chiamata anche “Isola degli dèi”, si dice sia pervasa da una forte energia positiva in grado di realizzare i desideri delle persone. Selvaggia e inabitata, ospita oltre a una ricca vegetazione, un tempio buddista risalente al 724 (lo Hogonji) e il santuario Tsukubusuma-jinja, Tesoro Nazionale edificato nel 420.

Ci spostiamo a Nara, città che, assieme ai suoi dintorni, è ricca di luoghi identificabili come power spot. In Giappone esistono montagne ritenute sacre poiché vi albergherebbero divinità. La religione shintoista le chiama shintaizan o kami-yama: un esempio è il Monte Miwa, nella prefettura di Nara, che ospita il santuario più antico del Giappone: l’Omiwa-jinja, dedicato al dio Omono-nushi-no-okami. La peculiarità di questo santuario consiste nel fatto che la sua struttura non prevede uno honden, l’edificio in cui la divinità risiede, in quanto essa è la montagna stessa.

Sempre nella zona di Nara si trova l’Isonokami Jinja (ext link http://www.isonokami.jp/english.html), dedicato al dio Futsu-no-mitama-no-ookami, forma divinizzata della spada posseduta dal dio Takemikazuchi-no-kami e nume tutelare dello stato e della pace tra le persone, nonché patrono della realizzazione delle cose. L’area del santuario è popolata da polli considerati sacri messaggeri del cielo, che girano indisturbati nei dintorni.

Infine, luoghi di particolare fascino sono il santuario di Ryuketsu e la grotta Myokissho Ryuketsu, nella città di Uda. Nel periodo Heian questo santuario era il luogo in cui si tenevano cerimonie propiziatorie per le piogge, mentre la grotta è considerata un luogo sacro fin dall’antichità: l’oscurità e la temperatura sempre fresca le donano un’atmosfera mistica.

Nella prefettura di Shizuoka, troviamo un luogo vibrante di leggenda: Miho no Matsubara è un tratto di costa lungo 7 chilometri ornato da oltre 50.000 pini. La leggenda narra che qui una creatura celeste lasciò sul tronco di un pino il suo hagoromo, un kimono di piume incantato, per fare un bagno in mare. Un pescatore lo trovò e si rifiutò di restituirlo alla creatura a meno che quest’ultima non si fosse esibita in una danza celestiale. Non potendo fare ritorno nel suo mondo senza il suo hagoromo la creatura accettò e, una volta danzato, scomparve, lasciando il pescatore immerso nella meraviglia. Hagoromo no Matsu è l’albero su cui il pescatore trovò la veste, uno spot carico di magia senza tempo.

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