C’è un giorno dell'anno in cui a Kyoto è possibile incontrare Murasaki Shikibu in carne e ossa, vestita di tutto punto con il tradizionale “jūnihitoe” (il kimono a dodici strati) e accompagnata da uno stuolo di cortigiani e servitori. È il 22 ottobre, quando si tiene il Jidai Matsuri, e ovviamente a impersonare la scrittrice è una figurante, ma stando un po’ al gioco possiamo immaginarci che la corte Heian, come una leggendaria parata di yōkai, stia davvero sfilando davanti ai nostri occhi, catapultata qui dal X secolo.
Il Jidai Matsuri, letteralmente “il festival delle ere”, è una rievocazione storica che si tiene ogni anno e rappresenta tutte le epoche in cui Kyōto è stata capitale imperiale, dalla fondazione nel 794 alla fine del periodo Tokugawa. Il punto di partenza della sfilata è il Kyōto-gosho, il palazzo imperiale, dove ha inizio anche la storia del “principe splendente”, protagonista di quello che è considerato il primo romanzo moderno della storia della letteratura mondiale: il “Genji Monogatari”.
Il romanzo racconta le vicende amorose di Hikaru Genji, uno dei figli dell’imperatore del Giappone, molto avvenente, che conduce una vita libertina e corteggia numerose dame. Nel narrarci la storia di Genji, Murasaki Shikibu descrive la corte del periodo Heian, quella che lei stessa frequentava in quanto dama di compagnia dell’Imperatrice Shōshi, regolamentata da una rigida etichetta e scandita dal trascorrere delle stagioni e dalle cerimonie di corte.
Il romanzo, la cui stesura risale all’inizio degli anni Mille, è ambientato nell’antica Kyōto, all’epoca chiamata Heian-kyō, di cui poco rimane oggi, devastata nei secoli da incendi e terremoti. L’attuale Palazzo imperiale infatti è una ricostruzione del 1855, anche se ci può dare comunque un’idea indicativa su come doveva essere in epoca Heian: all’interno si trovano anche manichini che riproducono alcune scene tratte dal “Genji Monogatari”. Anticamente la città aveva una pianta perfettamente regolare con un reticolo di strade perpendicolari (ne restano tracce nella pianta urbana odierna) e le zone della città avevano un numero progressivo partendo dal Palazzo imperiale, attorno al quale ovviamente abitavano le famiglie aristocratiche di rango più elevato. Pare che la corte imperiale in epoca Heian si trovasse più o meno dove si trova oggi il castello Nijō, mentre il principale giardino imperiale era il vicino Shinsen-en, il “Giardino della divina primavera”, fatto costruire dall’imperatore Kanmu nell’VIII secolo. Ne rimane una incredibile, seppur piccola, testimonianza in una stradina secondaria a sud del castello, dove si annida un laghetto solcato da un ponticello rosso.
Per avere un’idea del sofisticato abbigliamento di epoca Heian si può visitare il Costume Museum nel quartiere Shimogyō-ku, non distante dalla stazione centrale, che è ricco di riferimenti al “Genji monogatari” e a un’altra opera fondamentale per conoscere quel periodo, “Makura no Sōshi” (“Le note del guanciale) di Sei Shōnagon.
A pochi passi dall’attuale Palazzo imperiale invece si trova uno dei principali luoghi legati alla scrittrice. Il tempio Rozan-ji fu costruito dove un tempo sorgeva la residenza fatta costruire dal bisnonno di Murasaki Shikibu, Fujiwara no Kanesuke, ma dell’edificio originario non resta che una tegola conservata nel tempio. È qui che la dama nacque e probabilmente scrisse gran parte del romanzo. Oggi il tempio è famoso perché il 3 febbraio di ogni anno, in occasione del Setsubun, vi si tiene l’imperdibile “Oni no odori” (Danza dei demoni). La tomba della scrittrice tuttavia si trova altrove, in un minuscolo cortile tra palazzi moderni lungo Horikawa doori (Murasakino Nishigoshoden-chō, Kita-ku): è una stele semplicissima, che passa quasi inosservata, vicino a quella di Ono no Tamura, un molto meno famoso poeta del primo periodo Heian.
Negli ultimi dieci capitoli del “Genji Monogatari” la scena si sposta a Uji, un villaggio fuori Kyōto che oggi si raggiunge in appena mezz'ora con la Nara JR Line ma che all’epoca, data la lentezza e la scomodità dei trasporti, era considerato un luogo remoto e quasi inaccessibile. Genji è ormai scomparso e i protagonisti della scena sono diventati Kaoru, figlio illegittimo di Genji, e Niou, suo migliore amico e principe imperiale. Entrambi corteggiano Ukifune, una ragazza dalla grazia e raffinatezza fuori dal comune, la quale vive in una residenza presso il fiume Uji. È proprio all’estremità dell’Uji-bashi (ponte Uji) che si trova un monumento dedicato alla scrittrice che tiene tra le mani un rotolo della sua opera. Tra parentesi, il manoscritto originale di “Genji Monogatari” è andato perduto; il più antico rotolo ritrovato risale al XII secolo, è incompleto ed è conservato in due parti separate al Tokugawa Bijutsukan di Nagoya e al Gotō Bijutsukan di Tokyo.
A una estremità dell’Asagiri-bashi (ponte Asagiri) si trova invece la statua che raffigura il principe Niou e Ukifune su una barca, episodio narrato nel cinquantunesimo capitolo. Ma più di ogni altra cosa, Uji è famosa per il Byōdō-in, un tempio buddista costruito nel 1052 sopra una preesistente villa dei Fujiwara. L’edificio principale, detto Hōō-dō (Sala della fenice) è l’unica struttura originaria ancora esistente, un pezzo autentico dell’epoca Heian, periodo storico che può essere approfondito infine nel piccolo museo interamente dedicato al “Genji Monogatari”, non distante dall’Uji-bashi e provvisto di brochure anche in lingua inglese. L’Uji-shi Genji Monogatari Museum è diviso in sale: la Sala Heian, si incentra sulla cultura del periodo ed espone la riproduzione di una gissha, ossia una antica carrozza trainata da buoi, e dei kimono indossati dalle dame di corte. C’è anche un interessante modellino della residenza di Genji. La Sala Uji invece si incentra sugli ultimi capitoli dell’opera, di cui vengono raffigurate alcune scene.
Infine, per concludere, non resta che fare un’escursione dove tutto ha avuto inizio. In meno di un’ora di treno da Kyoto si raggiunge il tempio Ishiyama-dera, a Ōtsu, nella prefettura di Shiga. Fondato nel 749 alle pendici del monte Garan, poco distante dalle rive del lago Biwa, nell’epoca Heian era già una meta popolare di pellegrinaggio e famoso per la fioritura dei ciliegi. Sembra che qui, in una notte di luna piena nell’estate del 1004, Murasaki Shikibu abbia iniziato a scrivere il “Genji Monogatari”. Nell’edificio principale del tempio, c'è una stanza interamente dedicata al romanzo con pannelli che illustrano l’opera, mentre nel giardino circostante una statua omaggia la scrittrice.
Non perdetevi il prossimo appuntamento con Giappone Nikki giovedì 12 agosto. TurismoLetterario torna invece con noi il mese prossimo. Mata ne!