Un sentiero lastricato di prose e versi: Nel Tōhoku con Matsuo Bashō, dalla baia di Matsushima al Passo di Nezu.
Nella puntata precedente avevamo lasciato Bashō e Sora nella baia di Matsushima: li ritroviamo ora lungo la strada per Ishinomaki, dove i due desiderano visitare altri luoghi letterari, come l'Aneha no matsu (letteralmente il “Pino del dente della sorella”) e l'Odaebashi (“Ponte della corda rotta”, oggi a Ōsaki) cantati rispettivamente nell'Ise monogatari e nel Man'yōshū: la loro ricerca tuttavia è vana, poiché si perdono ritrovandosi a Ishinomaki. Da qui, seguendo il corso del fiume Kitakami, giungono finalmente a Hiraizumi.
Già al tempo di Bashō era difficile scorgere il fasto che la città aveva avuto un tempo. Si dice che Hiraizumi potesse persino concorrere con la capitale imperiale quanto a eleganza. Tre generazioni della famiglia Fujiwara tra il 1089 e il 1189 l'avevano resa un prospero centro culturale costruendo un complesso di templi buddisti. Bashō menziona il Chūson-ji, d'un eleganza disadorna, immerso nella fitta vegetazione sulle pendici del monte Kanzan, e il Konjiki-dō, un piccolo padiglione rivestito di foglie d'oro, ornato con lacche nere e intarsi in madreperla (entrambi sopravvivono ancora oggi). Ma mentre visita il tempio consacrato ai Fujiwara, ne ricorda la gloria svanita, la disfatta per mano dei Minamoto alla fine dell’XI secolo:
L’erba secca d’estate / è tutto quanto resta / del sogno dei guerrieri
Ancora una volta ritornano gli echi della guerra Genpei: nei pressi si combatté infatti l'ultima battaglia di Yoshitsune e del suo fedele servitore Benkei, che in fuga dal fratello di lui, Yoritomo, avevano cercato ospitalità presso i Fujiwara, ma furono traditi e uccisi.
Da Hiraizumi l'itinerario di Bashō e Sora volge di nuovo verso sud-est: seguendo il corso del fiume Eai, toccano Ogurazaki e le Naruko Onsen (ancora oggi celebri per le acque dalle proprietà curative), ma dopo aver oltrepassato con l'antica provincia di Dewa (oggi Shitomae no seki) sono colti da una tempesta e vengono ospitati dalla guardia di frontiera. Vi rimangono bloccati per tre giorni. L’edificio nell’odierna Sakaida, risalente al XVII secolo, esiste ancora: è stato più volte restaurato, è visitabile e ospita una piccola mostra dedicata al poeta.
Il viaggio prosegue alla ricerca di altri luoghi letterari, stavolta nell'attuale prefettura di Yamagata: dopo una sosta di qualche giorno a Obanazawa, vengono convinti a fare una deviazione per raggiungere un luogo di straordinaria bellezza, il tempio il Risshaku-ji. Più noto come Yamadera, fondato nell'860, è un complesso templare arroccato su pendici rocciose ricoperte di vegetazione. Una scala di oltre 1000 gradini in pietra porta al tempio principale con viste impagabili sulle montagne circostanti. Non è difficile immaginare quanto Bashō possa essere stato emozionato da un panorama così vasto e selvaggio. Qui, immerso "in una pace e serenità straordinaria", con la bellezza che gli colma gli occhi e il cuore, scrive uno dei suoi più noti haiku, ispirato dal canto delle cicale, il simbolo della transitorietà della vita umana:
Nel silenzio della canicola / penetra anche la roccia / lo stridio della cicala.
Ancora oggi è uno dei luoghi più suggestivi e ricchi di storia del Tōhoku (la fiamma sacra che arde nel tempio si dice sia accesa da oltre 1000 anni), uno dei più belli menzionati in “Oku no hosomichi”. A valle del tempio, inoltre, c’è un piccolo museo, lo Yamadera Basho Kinenkan (link al sito disponibile solo in giapponese) che espone alcuni cimeli relativi al poeta.
Tornati a nord, a Motoaikai i due salgono su un'imbarcazione e solcano il corso del fiume Mogami, tra monti scoscesi e vegetazione lussureggiante, per arrivare nei pressi delle Dewa Sanzan, le tre vette sacre: Hagurosan, Gassan e Yudonosan. Impiegano alcuni giorni per scalarle tutte mentre, ospiti dei bonzi, appuntano impressioni poetiche ed evocano reminiscenze letterarie del passato.
Si muovono poi verso est, diretti sulla costa del Mar del Giappone. Da Tsurugaoka raggiungono Sakata e da qui decidono di deviare, risalendo verso nord lungo la costa. La destinazione è un altro dei luoghi immortalati da Saigyō: la baia di Kisakata, dove i due arrivano all'ora del tramonto mentre sta per incombere la bufera. Al mattino la bellezza del luogo è sconvolgente. Bashō tratteggia un confronto con la baia di Matsushima:
Matsushima è gioiosa e avvenente, Kisakata è triste e tormentata, esprime una rude desolazione, la solitudine d’un’anima in pena.
Questo luogo così colmo di affascinante inquietudine è l'ultima destinazione che il poeta ci descrive prima di lasciare il Tōhoku: dal diario del compagno di viaggio sappiamo che i due ridiscendono la costa toccando Ōyama e Atsumi fino al Passo di Nezu (l'odierna Nezugaseki), dove entrano nella provincia di Echigo per compiere la seconda parte del tragitto verso sud, lungo lo Honshū orientale.
A questo punto sorge spontanea una domanda: si può ripercorrere oggi l'itinerario raccontato da Bashō in “Oku no Hosomichi”? Certamente: anche se sono trascorsi più di tre secoli, è ancora possibile seguire il sentiero raccontato dal poeta, il cui scopo, del resto non era soltanto descrivere ai suoi lettori i luoghi visitati, ma anche invitarli a fare una medesima esperienza. Oggi numerosi tour operator aiutano nell'organizzazione del viaggio che può essere compiuto in autonomia. I paesaggi sono mutati, alcuni decisamente più antropizzati, ma ci sono scorci, in particolare nell'entroterra, che mantengono una bellezza inscalfita dal tempo. In generale è consigliato intraprendere il viaggio durante il periodo estivo e scegliere una tratta più breve. Infatti, per compiere a piedi tutto l'itinerario di Bashō ci vorrebbero mesi e questo lo rende difficilmente praticabile. Un percorso di particolare bellezza e fattibilità è il tratto che va da Sendai allo Yamadera, percorribile in 6 giorni circa, magari sfruttando il servizio, molto diffuso in Giappone, di spedire i bagagli da una destinazione all'altra.
TurismoLetterario tornerà a farci visita il prossimo mese! Se per caso vi foste persi gli altri blog a cura di Alessandra Mastroleo eccoli qui.