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Kami, divinità shintoiste giapponesi

Per i nostri appuntamenti con la cultura e la tradizione giapponesi, oggi proponiamo un breve viaggio nel vasto mondo delle divinità e degli spiriti nipponici e nello specifico, dei kami. I kami appartengono alla tradizione shintoista del Paese del Sol Levante, ma anche da quella del buddismo giapponese e molti sono stati influenzati da dei e dee greche, romane, indiane e cinesi. Un kami può essere buono o cattivo, può essere incredibilmente potente e relativamente benigno: conosciamone alcuni.

Jizo

Le statue che lo rappresentano si possono trovare lungo le strade e presso i templi: Jizo ha una funzione protettrice nei confronti dei viaggiatori, ma è soprattutto il guardiano dei bambini morti prematuramente e del parto. Si dice infatti, che i bambini deceduti prima dei loro genitori non possano attraversare il fiume Sanzu, il fiume dell’aldilà, perché non hanno accumulato abbastanza buone azioni. Destinati a impilare piccole rocce sulla riva per l’eternità, vengono aiutati da Jizo ad attraversare il fiume, nascondendoli nella sua veste. Spesso le statue di Jizo vengono abbellite con giocattoli, cuffie e bavaglini dai genitori in lutto come offerta per la protezione dei figli nel passaggio.

Fūjin e Raijin

Sono le divinità del tempo atmosferico, il primo è il kami di fulmini, tuoni e tempeste, mentre Fujin è il kami del vento. Vengono spesso rappresentati assieme: Raijin a sinistra circondato di tamburi mentre brandisce un martello e Fujin a destra con capelli scompigliati e in mano una borsa di vento. Sono riveriti e temuti – notoriamente in Giappone tifoni e tempeste hanno provocato diversi danni nei secoli – ma sono anche simbolo di protezione tanto che spesso vengono raffigurati all’ingresso dei santuari.

Niō

Austeri, solenni, quasi minacciosi: i Niō (noti anche con il nome di Agyō e Ungyō) hanno l’importante ruolo di proteggere il tempio buddhista e di preservarne la natura di luogo di pace, di meditazione e riflessione. I due guardiani insieme rappresentano l’inizio e la fine, la nascita e la morte di tutte le cose.

Inari

Inari è la divinità shintoista protettrice di molte cose importanti tra le quali riso, sake, tè e prosperità. Usa come messaggere delle volpi bianche con le quali viene spesso identificato: in realtà, la raffigurazione di Inari può variare dall’uomo barbuto che cavalca una volpe bianca, alla donna dai lunghi capelli che trasporta del riso. I santuari dedicati a Inari sono riconoscibili dalla moltitudine di statue di volpi e dalle lunghe file di torii come al Fushimi Inari Taisha di Kyoto.

Kannon

Kannon, dea della misericordia, è un Bodhisattva; ha ovvero raggiunto l’illuminazione ma rimanda la trasformazione in Buddha sino a che ciascuno non sarà a sua volta illuminato. La raffigurazione di Kannon è molto variabile: Senjiu Kannon o Kannon dalle 1000 braccia e Juichimen Kannon che ha 11 facce. Si dice inoltre, che durante la repressione del Cristianesimo nel periodo Edo (1603-1868) alcuni praticanti usarono delle raffigurazioni di Kannon che teneva un bambino come sostitute della Vergine Maria e di Gesù, per poter praticare la loro fede anche in pubblico. Tra i vari pellegrinaggi dedicati a Kannon, quello di Saigoku in Kansai, prevede la visita di 33 templi buddhisti a lei dedicati A Tazawako, prefettura di Akita è ospitata la statua di Kannon più alta del Giappone (35 m).

Benzaiten (Benten)

Patrono buddista delle arti e della femminilità, viene fortemente associata al mare e spesso viene raffigurata a cavallo di un drago marino o mentre suona il biwa, un liuto giapponese. I santuari dedicati a Benzaiten sono considerati dei luoghi romantici e di buon auspicio per le coppie: tra i più frequentati quello di Enoshima, popolare anche grazie alle sue tavolette ema di colore rosa fatte a forma di cuore. Secondo la leggenda a Enoshima, presso Ryuko-ji (tempio della bocca del drago), riposerebbe il drago a cinque teste che insidiava una comunità di pescatori e che Benzaiten avrebbe domato con la sua straordinaria bellezza.

Yebisu

Il felice e paffuto pescatore che tiene una canna da pesca in una mano e un dentice nell’altra è il protettore dei pescatori, dei venditori e della salute dei bambini. La sua figura simpatica nasconde però un destino difficile: Yebisu (o Ebisu) nacque infatti senz’ossa e per questo fu gettato in mare. Sopravvisse e si dotò d’ossa; infine, ritornò dal mare sotto forma di dio. Riconoscerete facilmente il suo volto sulle lattine della birra più popolare del Giappone, che prende il suo nome.

Izanami e Izanagi

Kami shintoisti della creazione, diedero vita alla terra inserendo la lancia ricoperta di gioielli nel fango primigenio. Ogni qualvolta una goccia di acqua cadeva dalla lancia si creava un’isola. Successivamente, nel dare vita ai kami, Izanami venne arsa generando il dio del fuoco, Kagutsuchi. Il dolore di Izanagi fu immenso tanto da spingerlo a recarsi nella terra dei morti con l’intento di riportare la moglie indietro, ma inorridito dalla vista del suo cadavere in decomposizione, la sigillò all’interno. Izanami, divenne la dea dei morti e decise di prendere ogni giorno 1.000 vite per vendicare la sua vergogna. A sua volta Izanagi decise che ogni giorno sarebbero nate 1.500 persone

Tengu

Pur non essendo delle divinità, i Tengu sono figure molto importanti nel pantheon shintoista e nel folklore degli yokai. Venivano in parte raffigurati come uccelli dal lungo naso rosso e sono stati a lungo considerati nemici del buddhismo; in tempi moderni si è preferito vederli come protettori delle foreste sacre e delle montagne.

Amaterasu

È la dea shintoista del sole e secondo la tradizione la famiglia imperiale discende direttamente da essa ed è per questo che l’imperatore fu considerato una divinità sino alla Seconda Guerra Mondiale. Si dice che sia nata dall’occhio sinistro di Izanagi quando, dopo il viaggio alla ricerca di sua moglie, si lavò dalla faccia lo sporco del mondo degli inferi. Amaterasu è venerata nel grande Santuario di Ise, nella Prefettura di Mie.

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