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Gli strumenti della pittura sumi-e

Il sumi-e è una tecnica pittorica che prevede che i soggetti siano ritratti su carta utilizzando solo inchiostro nero, in diverse diluizioni. Per praticare il sumi-e occorrono un pennello, un bastone di inchiostro (o, in alternativa, inchiostro liquido), un suzuri, ovvero una pietra su cui frizionare il bastone, e della carta giapponese. Nonostante si avvalgano di un solo colore e di pochissimi strumenti, gli artisti sumi-e sono in grado di veicolare sulla carta un’infinita gamma di emozioni e la tecnica vanta diversi non sono pochi gli appassionati di questa tecnica anche al di fuori del Giappone. Per quanto limitato sia l’equipaggiamento necessario a cimentarsi nel sumi-e, la qualità degli strumenti è essenziale e da secoli gli artigiani giapponesi rispondono alle esigenze di artisti e dilettanti producendo pennelli, inchiostri e pietre da suzuri degni delle più grandi opere d’arte.

I principali centri di produzione di pennelli sono Nara, Kawajiri (nella prefettura di Hiroshima) e Toyohashi (situata nella prefettura di Aichi). La produzione di pennelli in Giappone risale a circa 1200 anni fa e si deve al monaco Kukai il quale, di ritorno dalla Cina, oltre a fondare la setta buddista Shingon, portò in Giappone le conoscenze relative alla realizzazione di questi oggetti acquisite nel continente.

I pennelli di Nara si distinguono per i materiali con cui sono prodotti, che garantiscono un giusto equilibrio tra durezza e morbidezza e che permettono di trattenere una grande quantità di inchiostro. Questi pennelli sono prodotti utilizzando una tecnica nota come nerimaze, ovvero "impastare e mischiare", che prevede che l'artigiano immerga ogni singola setola in acqua per indurirla e che decida poi come collocarla e con che frequenza al fine di ottenere le caratteristiche proprie di ogni tipologia di pennello.

Toyohashi, situata nella prefettura di Aichi, è il secondo centro di produzione di pennelli di tutto il Giappone, con volumi annui che ammontano a quasi due milioni di pezzi. Certificati "prodotto tradizionale giapponese" dal 1976, i pennelli made in Toyohashi sono destinati a una moltitudine di utilizzi ma sono quelli da calligrafia ad essere particolarmente apprezzati per il tratto fluido e la facilità di assorbimento dell'inchiostro. La tradizione manifatturiera di quest'area ha avuto inizio nel 19° secolo, quando il signore dell'allora feudo Yoshida (l'odierna città di Toyohashi) chiamò un artigiano di Kyoto presso la sua corte affinché prestasse servizio nel feudo, afflitto da difficoltà economiche al punto tale da costringere molti samurai di rango più basso a dedicarsi alla produzione di pennelli per garantirsi una fonte di reddito secondaria.

I pennelli di Kawajiri, infine, sono prodotti nell'omonima città situata nella prefettura di Hiroshima e sono destinati principalmente alla calligrafia, lo shodo. Si tratta di manufatti di pregio, realizzati interamente a mano secondo la tecnica nerimaze. Lo sviluppo della produzione di questi prodotti si deve a un mercante che, verso la fine del periodo Edo, iniziò a vendere pennelli destinati all'impiego nelle scuole della zona. Le delicate sfumature che caratterizzano i dipinti sumi-e sono frutto anche della maestria degli artigiani che miscelano sapientemente i materiali necessari a produrre l’inchiostro, che arriva sugli scrittoi degli artisti in forma solida.

Esistono due tipologie di inchiostro: lo yuenboku (a cui appartiene l'inchiostro prodotto a Suzuka, nella prefettura di Mie), ottenuto bruciando olio di colza o di sesamo, e lo shoenboku (a cui appartiene l'inchiostro prodotto a Nara), ottenuto bruciando la resina di pino. In alcuni casi, come per l'inchiostro di Nara, il processo produttivo è talmente delicato da non permettere l'impiego di macchinari. Il bastone di inchiostro si ottiene impastando la colla animale con la fuliggine e con delle sostanze aromatiche in un agitatore; una volta ottenuta una consistenza morbida e compatta, l'impasto viene lavorato con i piedi su una tavola e poi pesato e riposto in uno stampo. I bastoni vengono poi spostati su fogli di carta su cui viene posato del carbone e coperti dalla medesima combinazione di materiali; ha così inizio la prima fase del processo di asciugatura, che può durare dai sette ai venti giorni, al termine dei quali i bastoni vengono avvolti nella paglia e appesi al soffitto per un periodo che varia da uno a tre mesi. Una volta conclusa l'asciugatura i bastoni vengono lavati con acqua e ricevono la finitura superficiale, che può essere opaca o brillante, e riposti nuovamente ad asciugare per un mese. Una volta terminata l'asciugatura, viene applicato il colore ai caratteri e ai motivi decorativi dei bastoni, finalmente pronti per essere confezionati.

Non solo fedeli attrezzi di calligrafi e artisti sumi-e, ma anche raffinati oggetti in grado di impreziosirne gli scrittoi con i loro eleganti motivi decorativi, i suzuri più apprezzati sono prodotti nelle città di Ishinomaki, nella prefettura di Miyagi (nota in passato come Ogatsu, toponimo con cui ancora oggi si identificano le pietre qui realizzate) e di Shimonoseki e Ube (nella prefettura di Yamaguchi), noti con il nome di Akama suzuri. Questi ultimi si distinguono per la composizione della materia prima, ricca di ferro e quarzo, che la rendono ideale per strofinarvi il bastone di inchiostro. Un buon artigiano deve essere in grado non solo di lavorare le pietre con precisione, ma anche di riconoscere la qualità della materia prima poiché, come pochi sanno, sono investiti anche del compito di estrarla dal sottosuolo per mezzo di tecniche esplosive.

Gli Ogatsu suzuri, la cui produzione è stata temporaneamente interrotta in seguito allo tsunami del 2011, si distinguono invece per le venature nere della materia prima, utilizzata anche per realizzare tegole e altri materiali edili per la sua resistenza alle sollecitazioni meccaniche. Il processo produttivo ha inizio con la sbozzatura della pietra, cui fa seguito la lavorazione di eventuali motivi decorativi; seguono l'intaglio dell'area che dovrà contenere l'inchiostro sciolto e la lucidatura. Il fondo del suzuri viene poi livellato con estrema precisione e, infine, si procede con la finitura superficiale, che può essere laccata, opaca o a base di inchiostro.

Altri suzuri di pregio sono prodotti a Wakayama (Nachiguro suzuri), Yamanashi (Amatada suzuri) e Nagano (Ryukei suzuri).

Non dimenticatevi di provare lo shodo o il sumi-e nel vostro prossimo viaggio in Giappone! Giappone Nikki tornerà invece a la prossima settimana come di consuento. Jyane!

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